In questi giorni sentiamo parlare più volte al giorno della “guerra al Corona virus”. Anche diversi programmi televisivi di approfondimento dei giorni scorsi usavano queste parole nel loro titolo. È una metafora che si comprende molto bene, che racconta la drammaticità del momento, le difficoltà, il dolore, il senso di pericolo diffuso. Le istituzioni e gli ospedali sono in guerra: sono in una situazione straordinaria, cercano di far fronte a un’emergenza, si combatte. Questa espressione ci è stata proposta dal mondo politico e presto è entrata a far parte dei nostri discorsi quotidiani e del nostro sentire quotidiano.
Non riesco però a non pensare che le parole abbiano delle implicazioni: quando le scegliamo e le usiamo facciamo una scelta di campo. E attorno alle parole che usiamo ruotano altri significati di cui a volte non siamo consapevoli fino in fondo. Ma, consapevoli o no, li chiamiamo in causa, li usiamo per comprendere il mondo e questi significati quindi ruotano anche attorno a noi e attorno ai nostri discorsi. Rientrano in quello che sentiamo e che facciamo anche senza che ce ne accorgiamo coscientemente.
Parto dalla parola. Il dizionario online del Corriere della Sera tra i sinonimi di “guerra” riporta: lotta, ostilità, conflitto, disputa, lite, discordia, inimicizia, avversione. Sono solo alcuni dei sinonimi che ho preso sia dal significato letterale sia da quello figurato della parola. Penso poi ad altri impliciti che la parola “guerra” porta con sé e che hanno a che fare sia con il senso di pericolo e l’idea di una minaccia che incombe sia con la presenza di un nemico da combattere e da vincere. O in alternativa soccombere.
È proprio su quest’ultimo implicito, il nemico, che mi sto interrogando. Questo concetto ce lo troviamo tra le mani anche senza averlo esplicitamente scelto poiché è la metafora che, come un centro gravitazionale, lo tiene legato alla sua orbita. E noi ci facciamo i conti in misura più o meno consapevole perché se siamo in guerra un nemico ci deve essere (altrimenti che guerra è?) e va combattuto, possibilmente vinto. Di solito poi nelle guerre il nemico è ben visibile e concreto: un’altra nazione, un popolo, un gruppo, una o più persone insomma. Inoltre il nemico è intenzionato a fare del male. Ed è da questi ultimi elementi che credo inizino i guai.
E a questo problema se ne aggiunge almeno un altro: le norme di distanziamento sociale, così utili per limitarne la diffusione, hanno a loro volta delle implicazioni.
Per evitare ogni fraintendimento ripeto le mie intenzioni: non voglio in nessun modo mettere in dubbio le misure di contenimento e prevenzione che siamo tenuti a mantenere, voglio solo riflettere sulle implicazioni psicologiche e relazionali che queste possono avere insieme alle parole che scegliamo per raccontarci il momento che stiamo vivendo.
Anche qui non sto avallando il mancato rispetto delle norme a cui tutti siamo sottoposti ma faccio riferimento all’aria che si respira nei confronti degli Altri.
Dott. Carlo Grassi
Psicologo Psicoterapeuta
Mi chiamo Carlo Grassi, sono psicologo e psicoterapeuta, iscritto all’Albo degli Psicologi della Regione Emilia Romagna. Mi occupo prevalentemente di psicoterapia e sostegno psicologico individuale o di coppia per adulti e adolescenti.