Perché ci troviamo a stare male da un punto di vista psicologico? Cosa succede a una persona che incontra un disagio? Si ammala di qualche malattia mentale? Ha un disturbo? Ha un problema? È disadattata? Parliamo di qualcosa che sta dentro o fuori la persona? Ha qualche tipo di senso quest’ultima frase che ho scritto?

Le definizioni e i modi di intendere il disagio da un punto di vista psicologico sono molti, tanti quanti sono gli sguardi delle diverse teorie che abbiamo a disposizione. Ma le parole sono importanti, e la loro scelta ancora di più. Possiamo pensare che usare una parola piuttosto che un’altra sia come percorrere una strada. E una strada ci apre ad un orizzonte (di senso) a scapito di altri, ci rende possibili certe direzioni e certe mete escludendo alternative, ci apre a delle possibilità mentre ci pone dei vincoli.

Le parole con cui ci esprimiamo, con cui raccontiamo di noi, forse non sono semplici specchi nei quali si riflette il mondo. Proviamo piuttosto ad intenderle come fossero riflettori che ci permettono di mettere in luce qualcosa o, meglio ancora, rotte attraverso le quali navighiamo e ci muoviamo nel nostro mondo, tra le relazioni, nei nostri contesti.

Forse è questo il punto. Il nostro punto di vista ha a che fare con il movimento, con i movimenti che riteniamo possibile compiere e, di pari passo, con i movimenti che riteniamo impossibile compiere.

Maslow direbbe: “se hai solo un martello tratterai tutte le cose come chiodi”. Quindi, nel mondo, di fronte a quali possibilità d’azione ci pone la scelta delle parole con cui raccontiamo di noi? Proviamo a considerare questa prospettiva nella vita di tutti i giorni e vediamo cosa ne consegue.

“Non valgo niente”, “sono una persona debole”, “non ho combinato niente nella mia vita”, “sono un fallimento”. Sono solo alcuni esempi di come una persona può descriversi attraverso modalità statiche, facendo riferimento ad ipotetiche entità che sembra si trovino al suo interno. Cosa ci dicono però queste parole del significato delle scelte che quella persona ha fatto nella sua vita? Di ciò a cui è andata incontro? Di ciò da cui ha deciso di astenersi? Certe parole di uso comune non ci parlano di senso e significato, non ci parlano di movimento. Al punto che potremmo arrivare a credere di essere effettivamente fermi.

Uno degli scopi della psicoterapia è proprio quello di riconsiderare questi modi di descriversi e di cercare insieme, terapeuta e paziente/cliente, nuove rotte per navigare senza incagliarsi.

Dott. Carlo Grassi

Dott. Carlo Grassi

Psicologo Psicoterapeuta

Mi chiamo Carlo Grassi, sono psicologo e psicoterapeuta, iscritto all’Albo degli Psicologi della Regione Emilia Romagna. Mi occupo prevalentemente di psicoterapia e sostegno psicologico individuale o di coppia per adulti e adolescenti.